Una riflessione sulla distruttività umana, letta come forma di difesa dalla paura della morte. Thanatos perde il suo carattere distruttivo e torna ad essere una forza evolutiva, se riscopriamo il senso di unione con la Natura, che ci rende amorevoli verso la Terra e verso ogni forma di vita.
Ogni volta che riflettiamo sul rapporto con il pianeta e con gli altri esseri viventi, il nostro pensiero arriva di fronte ad un vicolo cieco, in cui ci scontriamo con la forza distruttiva dell’essere umano. E’ una forza cieca e sorda, che ci fa agire contro i nostri stessi interessi: inquiniamo l’aria e l’acqua, esauriamo le risorse del pianeta, rendiamo sterile la terra e distruggiamo l’habitat delle altre specie viventi, causandone l’estinzione.
Ci comportiamo come se non sapessimo che la nostra stessa sopravvivenza dipende dalla salute del pianeta e dalla qualità di vita di un sistema complesso, basato sulla biodiversità. Perchè un animale intelligente come l’essere umano non capisce che facendo così rischia la propria estinzione?
Eros e Thanatos
Una chiave di lettura ce la offre Sigmund Freud. Il padre della psiconanalisi, già molto famoso per le teorie sulla sessualità e sulla libido, nel 1920 pubblica un libro (Al di là del principio di piacere), in cui introduce i concetti Eros e Thanatos. Eros è la pulsione di vita, l’amore, quel sentimento di attrazione che ci spinge verso ciò che ci piace (persone, ma anche idee, situazioni, oggetti) e che ci fornisce la motivazione a conoscere, proggettare, agire e costruire. Thanatos è la pulsione di morte, il dispiacere, l’avversione, la spinta ad allontanarci da ciò che disapproviamo, il desiderio di distruggere e di porre fine a ciò che non ci rappresenta più.
In conformità con la ben più antica visione taoista del mondo, basata sullo Yin e lo Yang, Freud vede in Eros e Thanatos due forze complementari che regolano la vita psichica e biologica sulla Terra. Nel metabolismo di qualsiasi essere vivente ritroviamo la pulsione di vita (la forza anabolica presiede l’assimilazione delle sostanze e il nutrimento) e la pulsione di morte (la forza catabolica permette l’eliminazione delle sostanze). Le cellule del corpo nascono e muoiono continuamente, così come fanno i fiori dei campi, gli alberi delle foreste, le stagioni della terra, le stelle della galassia, così come l’essere umano che nasce e muore. Il funzionamento della vita si basa sulla ritmica alternanza e sulla profonda compenetrazione tra questi due processi.
Pulsione di morte e distruttività umana
Nella teoria freudiana di Eros e Thanatos troviamo una chiave di lettura per rispondere alla nostra domanda: se si crea uno squilibrio tra le pulsioni di vita e di morte, le tendenze distruttive e auto-distruttive dell’uomo possono prevalere e divenire pericolose.
Che vuol dire questo se lo riferiamo alla nostra vita di oggi?
Sicuramente, lo stile di vita e il sistema valoriale della società capitalistica occidentale non lasciano molto spazio alla pulsione di vita. Sebbene a un livello superficiale sembra dominare il principio di piacere (“voglio tutto e subito”), a un livello più profondo le nostre vite sono povere di piacere e di amore: nella fretta perenne, non abbiamo il tempo per compiere gesti amorevoli verso noi stessi e verso gli altri. In un mondo che sacrifica Eros, Thanatos prende più spazio e diventa una forza distruttiva, che si rivolge contro di noi, contro gli altri animali e contro la Terra.
Paura della morte, rabbia e bisogno di potere
Se estendiamo il discorso all’essere umano come specie, la questione si fa ancora più complessa: siamo degli animali con una coscienza così evoluta da avere consapevolezza della nostra morte. Prima o poi moriremo, ma la nostra sconfinata capacità di conoscere si ferma sull’orlo di questo precipizio: non sappiamo dare un significato alla morte, un mistero che ci lascia sgomenti e impauriti. A livello psicologico, gran parte della distruttività umana è una reazione a questa strisciante paura di fondo.
Una risposta alla paura è la sua conversione in rabbia: come figli adolescenti che si ribellano ai genitori, opponendosi a delle regole che non capiscono, così noi siamo arrabbiati con la Madre terra, perchè ci mostra continuamente che la vita ha un termine. Facciamo le nostre rimostranze alla Terra trattandola male e rivendicando che siamo noi i padroni del mondo.
L’atteggiamento con cui trattiamo gli animali negli allevamenti o il modo in cui coltiviamo i terreni fino a renderli sterili sono espressioni di potere, che compensano malamente la nostra profonda insicurezza.
Attaccando la Terra, le urliamo contro: “Siamo i più forti, siamo diventati così intelligenti da non dipendere più da te, non abbiamo bisogno di te per sopravvivere”. La rabbia alimenta il senso di separazione e nutre un demone interiore dotato di un enorme potere distruttivo. Non è un caso che il termine “diavolo” deriva dal greco diabàllo, che vuol dire “colui che divide”.
Il nostro comportamento nei confronti della Natura, palesemente autodistruttivo, è conseguenza del fatto che ci siamo così allontanati dalla Natura da non renderci conto che il male che facciamo all’ambiente lo stiamo in realtà facendo a noi stessi.
Manipolare la Terra affinchè assuma la forma di una piramide sopra la quale sedere tronfi, ci fa sentire potenti, ma anche terribilmente soli.
La rinnovata unione con la Natura
Solo Eros può salvarci dalla forza distruttiva di Thanatos. L’antidoto alla paura e alla sofferenza è l’amore per la Natura, la rinnovata unione con la grande madre. La nostra rivoluzione ha l’odore del muschio, il colore delle nuvole al tramonto, il sapore di un frutto raccolto nel bosco, il suono dei nostri passi tra le foglie cadute, il piacere della pelle accarezzata dal vento.
Immersi nella Natura, i sensi rifioriscono e la coscienza si risveglia per dirci che è ora di tornare a casa, come fa il figliol prodigo che, dopo aver sperperato tutti i suoi averi, si ritrova solo e affamato nel bel mezzo di una carestia. Come nella parabola (una delle più note del Vangelo, raccontata da Luca, 15,11-32), la Terra festeggia il nostro ritorno abbracciandoci e consolandoci. E’ una madre compassionevole che ci insegna l’amore che nutre Eros e, allo stesso tempo, ci dà lezioni sulla morte, ridando a Thanatos il ruolo evolutivo che gli è proprio.
Un nuovo equilibrio tra Eros e Thanatos
Sentendoci parte della Natura, siamo in collegamento con il dispiegarsi del tempo e con l’evolvere dei fenomeni naturali. Così comprendiamo il carattere impermanente della realtà e esercitiamo il non attaccamento: cogliamo la bellezza dello svolgersi della vita e accettiamo che tutto ha un termine.
Thanatos, l’istinto distruttivo di cui parla Freud, può essere nostro alleato: impariamo a lasciar andare le persone, le situazioni, le cose che non sono più funzionali al nostro sviluppo, per fare spazio alla vita, che si rinnova continuamente. Se accettiamo la morte, se guardiamo dentro la nostra paura, la Natura ci rende partecipi del “l’amor che move il sole e l’altre stelle” (con le parole di Dante Alighieri). Il senso di unione con la Natura placa il nostro cuore, ci pacifica, ci rende rispettosi della Terra e compassionevoli verso noi stessi e verso ogni essere vivente. Il mistero della vita è qualcosa che non possiamo capire con la mente razionale, ma possiamo sentire di farne parte.
Tiziana Franceschini
Progetto Vivere Vegan