Molte famiglie ingannano i figli dandogli da mangiare creature che essi considerano loro simili e amici non commestibili; in questo articolo una bambina e la sua mamma sono andate controcorrente.
Pubblicità ingannevoli
La mucca Carolina, il galletto Vallespluga, i topi di Parmareggio… Mi chiedo se il cosiddetto paradosso della carne possa essere considerato un ennesimo esempio di dissonanza cognitiva, soprattutto per quanto riguarda i bambini e l’approccio che i genitori scelgono di avere quando arriva la fatidica domanda “ma questo coniglio che mi fate mangiare è parente del mio peluche Celestino?”
Il più delle volte domande come questa creano in Madre e Padre più confusione che in Bimbo e Bimba, i quali ingenuamente ritengono che tutto ciò che mangiano sia di origine vegetale – da qualche parte ho letto che mettendo davanti ai bambini una mela e un animale e invitandoli a scegliere cosa mangiare, la scelta cade sempre e comunque sulla mela: i piccoli umani non concepiscono nemmeno la possibilità di mangiare esseri senzienti.
“Il paradosso della carne”
Così la giornalista Marta Zaraska ha definito quella forma di dissonanza cognitiva che porta le persone a non pensare a ciò che stanno mangiando, per non provare il disagio della consapevolezza di ciò che sta dietro a un piatto di carne. I sentimenti negativi che provano quando fanno la spesa o mangiano vengono messi a tacere seguendo più di una strategia per ingannare le loro menti. La più ridicola: acquistare (e mangiare) solo carne di animali allevati (e uccisi) amorevolmente. La più stupida: pensare che se non fosse per gli allevamenti, quei fornitori di hamburger, prosciutti e costine non sarebbero nemmeno nati [1]. La strategia più astuta, invece, sfrutta la nomenclatura, attribuendo nomi diversi agli animali e a ciò che diventano una volta ammazzati: per esempio muccaàbistecca; in inglese viene ancora meglio, basta pensare a pig/pork o hen/chicken: il mimetismo linguistico separa nettamente il concetto di alimento e quello di animale!
Le strategie sono tante, oltre a queste: l’importante è non guardare da dove arriva quel che si mangia.
I bambini, la carne, le feste
Tornando ai bambini e al (loro) mangiar carne, spesso essi non riescono a identificare le origini degli alimenti anche a causa delle tecniche adottate dagli adulti per – dicono – non esporli a condizionamenti che potrebbero fargli collegare i loro amici animali alle cotolette che hanno davanti.
Fortunatamente non tutte le famiglie seguono questi cliché; capita infatti che alcuni genitori preferiscano rispondere con sincerità alle domande dei figli, pur sapendo che rischiano di dover poi studiare nuovi regimi alimentari per i loro curiosi figliuoli. Ho conosciuto una di queste famiglie proprio di recente!
Il B&B accanto al mio ospita spesso piccoli eventi di una certa importanza, come battesimi, comunioni, diciottesimi, nozze d’oro, e conferenze di Progetto Vivere Vegan. Il vantaggio della location bellissima – un parco di 5000mq intorno a una villa del 1700 – sono le camere, dove gli ospiti arrivati da lontano possono fermarsi a dormire nei giorni dell’evento. E’ così che ho conosciuto Cecilia, che per la sua Prima Comunione ha deciso di festeggiare senza animali nei piatti:
“La mia comunione… VEGANA! Io bambina di 10 anni ho deciso, sì ho deciso io, che al pranzo della mia comunione avremmo mangiato vegano!!!”
Curiosità fa rima con intelligenza
L’ho sempre pensato, perché la curiosità fa aprire le porte chiuse, invita a passare per sentieri dove l’erba è più alta, incita la mente ad accogliere idee, pensieri, ispirazioni… La curiosità ha toccato Cecilia a poche settimane dalla sua prima comunione: questa bambina ha deciso di accogliere la sua famiglia con effetti speciali perché dopo aver assaggiato la cucina vegetariana e vegana in un paio di occasioni, ha deciso di proporre ai suoi ospiti un pranzo vegan per la sua festa – e che sarà mai, viene da pensare… Eppure, i pregiudizi sono talmente tanti e ben radicati, che anche la Cecilia, a bruciapelo, aveva dovuto soffermarsi su questa idea, suggerita quasi per scherzo dalla sua mamma:
“Io la prima volta che ho mangiato vegano, mentre mangiavo continuavo a chiedermi ma come si fa, ma non mangi praticamente niente! Bè… questo era quello che pensavo, ma invece, si mangia tantissimo o comunque mangi poco ma ti sembra di aver mangiato un mammut!!” [sic!]
Che bella cosa, la curiosità…
Essere curiosi, ragionare, creare
In tempi bui come quelli che stiamo vivendo, in cui un futuro abbastanza prossimo ci prospetta la possibilità di diventare meri contenitori di microchip che si nutrono di insetti, scoprire che qualcuno a 10 anni ancora non è del tutto immerso nel mondo dei social [2], ma anzi accoglie un’idea e la esamina, ecco, mi commuove. Soprattutto perché il ragionamento ha portato Cecilia a delle conclusioni assolutamente logiche, innegabili, ovvie:
“ho deciso di mangiare vegano perché: la comunione per me bisogna passarla nel verde e in pace con tutti, anche gli animali!”
Anche se in parrocchia continuano a sgozzare gli agnelli…
Ringraziare sempre
Il giorno della sua comunione ho voluto conoscere questa festeggiata speciale. Era impegnatissima a giocare e correre in giardino, ma ha trovato il tempo di portarmi la sua bomboniera eco-sostenibile e di parlare brevemente con me. Mi ha mostrato il menu e ha raccontato qualche aneddoto sui familiari, dapprima scioccati e poi sorpresi dall’ottimo pranzo. Poi mi ha inviato le sue riflessioni su questo pranzo e sulle sue motivazioni [3].
Cecilia ha avuto un pensiero anche per chi ha lavorato per rendere la sua festa ancora più speciale:
“Ringrazio tutte le persone che hanno contribuito al pranzo ma soprattutto lo chef, Danilo Dispoto, che è bravissimo e una cosa che mi piace tantissimo è come impiatta!!! Grazie a tutti! Cecilia”
Grazie a te, Cecilia, perché hai riempito il mio cuore di speranza! Ti auguro di restare sempre curiosa, pensante, fantasiosa, grata come sei ora.
Isabella Ciapetti
Progetto Vivere Vegan
[1] oggi pomeriggio una mia FaceBook Friend ha postato quasi in diretta il parto di due pecore in un campo vicino all’aeroporto di Peretola (Firenze): due agnellini ciascuna. Le sue parole: “A due passi da casa mia oggi mi sono trovata davanti questa scena. Due mamme che avevano appena partorito due cuccioli ciascuna. Una scena tenerissima? vi assicuro che non lo è stata, per niente. C’era il pastore. Mi ha spiegato che ha circa 500 pecore al momento prossime al parto. Saranno tutti alla Coop per Natale, dice. Le altre 500 saranno pronte per Pasqua. 20 giorni, solo 20 giorni e poi saranno strappati alle loro mamme e mandati al macello. Uno dei 4 sembrava molto debole e non riusciva ad alzarsi in piedi. Ho sperato che morisse lì subito, nel suo primo giorno di vita. Nel sonno, sull’erba al sole e coccolato dalla sua mamma. Spero davvero tanto che sia andata così. Eccolo qui il vostro agnello di Dio. Un neonato innocente. Che vi vada di traverso.”
[2] la percentuale di web-addicted in tenera età è molto alta: questo è solo un breve video di qualche mese fa.
[3] la tua mamma mi ha detto che il testo è tuo al 100% – ma io non ne avrei dubitato comunque, sai, Cecilia?