Il 2023 ha visto morire due orche tenute in cattività: Narnia a Mosca e Kiska in Canada. Vi raccontiamo in breve la loro triste storia, per non dimenticare e affinchè nessun animale sia più tenuto prigioniero.
Narnia
Mosca. L’orca Narnia è morta prematuramente all’età di 17 anni, il 9 gennaio 2023 alle ore 14:08, prigioniera nell’Acquario di Mosca. Lo hanno comunicato i suoi “carcerieri” dell’acquario che hanno precisato che la causa del decesso è riferibile a un blocco intestinale acuto. Narnia era un’orca nata libera catturata e costretta a vivere in cattività sino alla sua precoce morte.
Pur essendo il membro più anziano del gruppo di orche dell’acquario, Narnia era un individuo molto giovane. In natura l’orca (Orcinus orca) ha un’aspettativa di vita compresa tra i 50 e i 90 anni, mentre in cattività si riduce di molto l’età e con essa la sua spina dorsale che non può svilupparsi per via dello spazio angusto cui è costretta a vivere; infatti in queste condizioni nessun’orca ha mai superato i 30 anni.
Narnia è sopravvissuta in cattività poco più di 10 anni, è stata catturata e condotta nella struttura di Mosca nel 2012 quando aveva appena 6 anni. Faceva parte di un gruppo di orche che vivevano a largo dell’Isola russa di Reineke e, dopo la cattura, è rimasta per un anno all’interno di una vasca di dimensioni esigue sottoposta allo stress costante causatole dall’addestratore.
Narnia è rimasta confinata nella vasca fino al trasferimento definitivo all’Acquario di Mosca, dove è rimasta in cattività fino alla sua morte. Qui fino al 2017 è stata costretta ad esibirsi quotidianamente per i turisti insieme al maschio Nord e alla femmina Juliet, entrambi più giovani di lei, e ora rimasti soli nelle vasche moscovite.
Quello di Mosca è in Europa, il più grande carcere versione acquario, distante dal mare. Tiene prigionieri più di 12mila animali, e tra questi c’era proprio Narnia con i suoi due compagni. Le orche erano diventate l’attrazione principale degli spettacoli acquatici quotidiani della struttura che ogni giorno propone 6 spettacoli con mammiferi marini costretti a questa vita innaturale e mortifera.
Tra i primi a commentare la notizia della scomparsa di Narnia c’è l’Orca Rescues Foundation: «Non è difficile immaginare quanto sarebbe stata diversa la sua vita se non fosse stata perseguitata da un’industria interessata solo a ciò che poteva fornire loro finanziariamente. Le orche transienti russe sono predatori grandi, potenti e intelligenti, che attraversano 611.000 miglia quadrate attraverso il Mare di Okhotsk, riproducendosi, socializzando e crescendo i loro piccoli in gruppi familiari molto uniti. Era troppo giovane per morire e meritava molto di più rispetto al trattamento che gli umani le hanno riservato». Le orche si suddividono principalmente in residenti e transienti. Queste ultime sono abituate a muoversi molto in tutto l’arco della loro vita e cacciare in territori estremamente variegati. Era questa la vita che spettava a Narnia e che invece ha potuto conoscere solo superficialmente.
Kiska
Canada. Morta Kiska, l’orca assassina(ta) imprigionata anch’essa presso un parco acquatico canadese da anni. È morta all’età di 47 anni, il 13 Marzo 2023. Ne aveva solamente 3 quando fu catturata nelle acque dell’oceano Atlantico per poi essere spedita prima in un acquario dell’Islanda e poi in Canada presso il parco acquatico MarineLand Ontario. Qui ha trascorso tutta la sua vita, in prigionia, per ben 44 anni. La sua disperazione era tale che in alcuni scioccanti video Kiska sbatteva la testa contro il vetro della vasca. A quei filmati ne sono seguiti altri in cui l’orca nuotava ripetutamente in cerchio. Quanto stress, quanta frustrazione in quel misero spazio in cui ha passato gli ultimi suoi anni. Dei suoi piccoli nessuno è sopravvissuto.
Giurisprudenza
Dal 2011 l’orca più sola del mondo ha vissuto in completo isolamento. Quando nel 2019 il Canada ha firmato il Bill S-203, Ending the Captivity of Whales and Dolphins Act, la legge che vieta la detenzione di orche e delfini in cattività, Kiska è rimasta l’ultima orca nel Paese sfruttata dal genere umano. Fino alla fine non ha conosciuto altro che solitudine e privazioni.
La tragica scomparsa di Kiska segna per sempre la fine della prigionia delle orche in Canada. Ricordiamo il suo sacrificio per questo cambiando. Era un’orca straordinaria, ha detto Phil Demers, ex allenatore del Marineland Canada e oggi attivista.
Occorre una forte variazione di rotta
La soluzione è nella consapevolezza e nel rispetto che la coscienza collettiva si risvegli immediatamente a tal punto da provare assoluta ripugnanza e disertare, vietare così come l’acquario, pure il circo, lo zoo, la corrida e ogni altra crudele prigionia di creature create per essere libere di vivere la propria vita nel proprio habitat naturale anziché essere relegate in spazi innaturali, vivendo realtà che ne snaturano l’indole e impongono loro stili di vita e ritmi mortiferi.
È dalla popolazione di tutto il mondo che deve partire una forte variazione di rotta, il rifiuto assoluto di finanziare tali abusi perpetrati a discapito di innocenti creature sfruttate per il business solito che non è edificante per nessuno, né per la nostra prole né per noi stessi né soprattutto per queste povere vite innocenti che meritano di esistere in tutta la loro magnificenza libere e in pace. Le si possono mirare vivere nei loro habitat naturali, senza costringerle o forzarle altrove.
Per avere un idea di quanta crudeltà sia stata inflitta a queste creature immense, pensate che semplicemente per assicurare una vita salubre a dei piccoli pesci rossi, vi è tutta una serie di considerazioni da fare. In acquario non dobbiamo ragionare solo in termini di litri o volume, ma anche di come tale acqua venga mantenuta in condizioni idonee alla vita degli animali. Il volume dell’acquario, di per sè, è solo una misura del “potere diluente” nei confronti dei composti inquinanti. Il filtraggio è la chiave della qualità dell’acqua. Ovviamente tutto ciò che funziona artificialmente comporta comunque dei rischi, soprattutto in caso di emergenza (come assenza di corrente) vi mancherebbe il tempo minimo per intervenire prima del collasso del sistema e la morte dei pesci. Inoltre un ambiente sovraffollato facilita la diffusione di numerose patologie, come le frequenti parassitosi che colpiscono i pesci d’acquario.
Il messaggio che vorrei trasmettere, comunque, è di tipo precauzionale: non sentitevi tranquilli perchè avete un grosso acquario con pochi pesci se il sistema filtrante è inadeguato. Un’ultima considerazione su questo tema: il filtraggio non è obbligatoriamente solo il filtro meccanico-biologico. Anche le piante, il substrato, eventuali sistemi filtranti secondari contribuiscono in modo significativo al mantenimento di una buone condizione dell’acqua. Tutto ciò solo per rendersi conto di quanto sia tutto così insostenibile, costoso, assurdo e innaturale oltre che contrario alla legge naturale del massimo rendimento e del minimo dispendio energetico, costringere queste creature ed ogni altra specie d’acqua, della terra o dei cieli, a vivere in ambienti innaturali.
Pensiero su cui focalizzarsi
ConcentriAmo i nostri pensieri, le intenzioni e le azioni per supportare ogni orca, orso, lupo e ogni altra creatura della natura, della fauna e della flora, affinché si possa tutti vivere in pace sulla Terra, coscienti del fatto che, in virtù dell’amore, ognuno ha agito, agisce e potrà agire ogni volta al meglio delle proprie capacità, per rendere sé stessi e questo mondo un po’ migliori di come li si son trovati.
“Gli animali son creature di questa terra, sono nostri fratelli e quindi non è che si devono considerare oggetti a nostra disposizione. Sono esseri viventi che hanno capacità di amare e di soffrire e quindi dobbiamo trattarli proprio come fratelli, come fratelli minori”. Margherita Hack
Marco Lupo Delle Foglie
per Progetto Vivere Vegan
Bio Marco Delle Foglie
Esperto di Scienze Naturali, Scienze Faunistiche e Floristiche, Scienze Umanistiche, Antropologiche, Arti e Scienze performative, introspettive, esplorative, perlustrative e ambientali.
Coordinatore di un percorso di “ReinforestAzione“, un progetto fondato sul dare e sul fare incondizionatamente, come natura insegna, ove tutte le persone possono avere la possibilità, e qui ciò che fa la differenza, di essere coinvolte in questo dare e fare in reciprocità sia per sé interiormente sia per la natura, al meglio delle proprie possibilità, risorse, conoscenze e coscienze. Il progetto ReinforestAzione contempla:
La bonifica, la cura, la reinforestazione di aree urbane e extraurbane in stato di degrado o abbandono, per ricreare una sensibilità interiore nei confronti della natura e d’ogni sua creatura, sia nella propria terra natia sia via via espandendosi, per risvegliare oltre che nella propria coscienza interiore, ovunque esteriormente, la cura e l’empatia per la natura, per far risorgere concretamente riserve ambientali e ripristinare l’habitat naturale per la flora e la fauna autoctona e favorirne il loro reinserimento in libertà in natura.
L’istituzione di percorsi didattico~pedagogici, col supporto d’ogni arte e mestiere, noti o innovativi, attinti dallo scibile umano e naturale, atti alla sensibilizzazione delle coscienze, all’empatizzazione per l’ambiente e per la vita in ogni sua manifestazione.
Il coinvolgimento concreto dei comuni, delle istituzioni e delle più disparate realtà istituzionali esistenti, per avvalersi di una sinergica unione delle forze e d’ogni supporto istituzionale e finanziario a disposizione.
Il coinvolgimento delle scuole di ogni livello e grado.
Il coinvolgimento delle frange sociali più emarginate e vulnerabili (case famiglia per bambini e adolescenti, centri psicosomatica, carceri minorili, femminili e maschili, centri antiviolenza, ospizi, etc.) per una loro reintegrazione ed un loro riscatto umano e sociale a favore anche e innanzitutto di iniziative volte alla tutela e alla cura della natura.