Fare in modo che i conti tornino

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Conosciamo Marina Atti, animalista vegana, autrice del volume “Nuda e cruda”. Isabella Ciapetti ne scrive per il nostro Blog, puntando e riflettendo sul tema della “dissonanza cognitiva”.


Marina Atti-vista Nuda e cruda

Firenze, 8 novembre 2021. All’ora di cena comincia (Spunti di vista), un webinar moderato da Lorenzo Lodi. All’incontro partecipano molte persone di scienza e di cultura che conosco e ammiro; la grande novità è Marina Atti, animalista vegana! Le ho chiesto subito l’amicizia, e ieri pomeriggio le ho telefonato.

Marina è l’ideatrice del BOetico, evento antispecista che si tiene a Bologna ogni anno alla fine di agosto – essendo un festival dedicato alla libertà, quest’anno per ovvi motivi è saltato.

Durante il webinar Marina ha presentato il libro che ha appena scritto, Nuda e Cruda.[1] In esso si trova anche una piccola raccolta di ricette che Marina definisce “insolite” – lascio ai lettori il piacere di scoprire in cosa consista questo loro essere insolite, certa che sarà un piacere gustarle. O anche guardarle sul suo canale Youtube, In Cucina con Vegan Marina.

Dei racconti di Nuda e cruda mi hanno incuriosita i personaggi: sofferenti, e confusi come la realtà nella quale vivono; personaggi capaci di trovarsi a ridere di sé e di ciò che li circonda, pronti in ogni momento a lottare per l’unico valore che conta: la libertà. Come questi personaggi, anch’io sono invisibile agli occhi del mondo, eppure dentro di me si srotola un’infinità di vita, fisica ed emotiva, che costantemente dall’esterno è minacciata. Sarà per questo che ho provato l’istinto di conoscere Marina, che nella diretta ha parlato della dissonanza cognitiva – mi ha scatenato un fiume di pensieri!

La coerenza è un tarlo interiore

Durante il suo intervento, Marina ha parlato di dissonanza cognitiva in relazione alla dicotomia onnivori/vegani. A tutti noi è capitato di aver a che fare con un amico in trance davanti a un panino col lampredotto che dice Guarda che se non ci fossero gli allevamenti le mucche sarebbero estinte e altre scemenze del genere. Ne abbiamo a quintali: Non mangi carne ma porti le scarpe di pelle (ma chi te lo ha detto che sono di pelle?). Io vorrei mangiare vegano, ma ho l’anemia! Non sono razzista, ma

La teoria della dissonanza cognitiva fu sviluppata dallo psicologo americano Leon Festinger [2], che la ideò e sviluppò alla fine degli anni ’50. Essa spiega come le persone riescono a trovare il modo di agire in maniera opposta ai propri pensieri, cosa che alla lunga porta in vicoli ciechi da cui a volte non si riesce più a uscire. Questo crea disagio, stress e problemi anche molto più seri.

Pensare una cosa e scegliere di farne un’altra fa male: è stato osservato che non esiste dissonanza cognitiva nelle persone che vengono obbligate a fare qualcosa che va contro i loro principii: se dunque è il processo decisionale che ci manda nel pallone, ora capisco come è stato, come è possibile che soldati e forze dell’ordine si accaniscano su persone inermi, come è possibile che esistano i mattatoi [3], i lager di ogni colore, i macelli, gli allevamenti di visoni e via piacevolmente discorrendo fino al femminicidio e alla caccia di contenimento.

Riflettendo su questo argomento per me nuovissimo, mi sono resa conto che moltissimi dei miei pensieri si scontrano, dentro di me, e anche che spesso compio azioni non del tutto corrispondenti ai miei principii. Per esempio, so benissimo che lo zucchero fa male, ma non resisto – e per fortuna che essendo vegana molte leccornie le lascio perdere!

Colui che mente a se stesso e dà ascolto alla propria menzogna arriva al punto di non saper distinguere la verità né dentro se stesso, né intorno a sé”.

Così Fyodor Dostojevski, che era nato l’11 di novembre (cioè oggi!), scrive nel romanzo I fratelli Karamazov nel 1879. Lui dice che a forza di mentire a se stessi, si finisce per mentire agli altri; si perde il rispetto per gli altri, e di conseguenza per se stessi. E poi si smette di amare, se stessi e gli altri. E più la menzogna cresce, più si diventa suscettibili, perché è evidente che il muro di gomma dietro cui ci si ripara non ha fondamenta, e bisogna puntellarlo come si può…

Io penso che siamo arrivati al punto in cui la realtà è diventata talmente inverosimile da essere per forza intrisa di bugie, ma più cerco di informarmi, più cala il buio. Ma cosa posso fare, io, per restare centrata?

A intrigarmi di più è la parte che riguarda i meccanismi di difesa che una persona – o uno Stato – riesce a mettere in atto pur di non riconoscere lo stato di incoerenza in cui si trova e che la fa star male: sensi di colpa, vergogna, tensione, imbarazzo… che danno luogo a comportamenti disfunzionali e giustificazioni atti a mitigare quelle sensazioni sgradevoli. Il risultato, o l’origine, della dissonanza cognitiva è quasi sempre la bassa autostima, mostro dalle mille teste, tutte impegnate a ridurre la responsabilità morale.

In questi mesi mi sono trovata in una realtà sospesa da cui osservo chi mi circonda e cosa succede nel mondo, e mi domando: dove mi porterà questo mio volere a tutti i costi essere coerente con i valori che mi hanno guidata fino ad ora? Secondo Dostoevski “perché avremmo una mente se non per fare a modo nostro?” – le sue parole siano per me conforto.

Isabella Ciapetti
Progetto Vivere Vegan


[1] Marina Atti, Nuda e Cruda, Racconti, poesie e insolite ricette, Pendragon, 2020, 14 €.
[2] Leon Festinger (1919-1989), psicologo e sociologo, espone il suo pensiero su questo argomento in Teoria della dissonanza cognitiva, in italiano per Franco Angeli, 2001. La versione originale – A Theory of Cognitive Dissonance – è del 1957.
[3] Johnathan Safran Foer in Se niente importa ha raccontato cose orribili sugli aguzzini nei mattatoi


testo © Isabella Ciapetti – foto: un particolare della copertina del libro “Nuda e Cruda”
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A proposito dell'Autore

Traduce con giudizio da inglese e danese. Cerca tracce di amore per gli animali dentro ai fatti e alla letteratura.

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