Da quando nasce a quando muore, accanto all’essere umano c’è un animale, e non importa se il pelo è vero o finto: è un rifugio. In questo articolo si parla di alcuni animali di alcuni fumetti, e di un rapporto non sempre alla pari. Anzi.
Leggo i “giornalini” da che ho memoria. Asterix è stato il mio primo insegnante di storia e geografia. Salvator Gotta, il Donna Letizia di Topolino (ma era molto più di questo!), mi ha aiutata a dominare la timidezza. Ho modellato la mia – peculiare – concezione di giustizia su Alan Ford, Tex, Lupo Alberto. Già, Lupo Alberto! Sto camminando col cane alle Cascine e non posso fare a meno di collegare il celeste lupastro ai predatori che il 15 aprile hanno attaccato le capre e le pecore del Rifugio Ohana, a Empoli [1]. Eh sì, la fanno facile, i disegnatori…
Ma quanti ne ho incontrati, di animali, nei fumetti?
I cani prima di tutto
Idefix, Sansone, Braccobaldo, Pluto, Pippo, Scooby Doo, la Pimpa, Milou, Krypto [2]… E Bandit, il cane di NOI3 [3] che, con i compagni di (dis)avventura Tinker il gatto e Pirate il coniglio, rappresenta tutto quello che in sempre più persone ripudiamo e per cui cerchiamo di fare la differenza: la lotta per i diritti degli animali; i creatori di questo fumetto non hanno scelto a caso come protagonisti tre fra i più comuni animali domestici. I NOI (Nuovi Organismi Ibridi) vengono sottoposti a esperimenti e trasformati in “armi” grazie a esoscheletri robotici che includono mine, rasoi e mitragliatrici. Tre di questi piccoli Frankenstein riescono a fuggire dallo stabulario in cui sono rinchiusi, e il fumetto è la storia della loro fuga. Questo impressionante manga occidentale del 2004 ci aggredisce per la violenza e l’abuso sui più deboli da parte della scienza e della tecnologia quando gli organi di controllo non controllano.
Ma anche gatti e topi
Cammina cammina ho imitato la scienza e la tecnologia e ho lasciato la mente a briglia sciolta: mi sono subito venuti in mente i gatti e i topi di Maus [4], il capolavoro di Art Spiegelman che narra le vicende degli ebrei nei campi di concentramento e la vita di un sopravvissuto e della sua famiglia. Come Spiegelman, Roberto Benigni doveva aver capito che per farci recepire storie indescrivibili, inenarrabili, bisognava camuffarle, e così ci raccontò il nazismo in La vita è bella: coi trenini che fumano e i cavalli verdi; e così Art ci racconta dei gatten kattiven che massacrano i topi nel pigiamino a righe… Per fortuna Bianca e Bernie e Geronimo Stilton riscattano i topi, e Garfield e Isidoro ci riconciliano coi gatti!
Felix, Tom (amico/nemico di Jerry) e il maldestro Silvestro. Gatti che, comunque vengano disegnati, restano intrinsecamente misteriosi, e con la loro indipendenza rispecchiano quello che per me è la libertà – che non ha niente a che vedere con l’assenza di catene. Gli antropologi dicono che per l’essere umano “nominare” fa presumere di “possedere”: un animale senza nome è dunque non solo libero in sé ma anche libero nella sua relazione con l’umano con cui ha scelto di vivere (perché è inutile raccontarcela: sono gli animali che vengono da noi).
Nel mondo di carta, uno di questi gatti senza nome è il gatto di Simon [5], prepotente e un po’ imbranato; quando non è a caccia di topi, pesci e uccelli che non riesce mai a catturare, Simon’s Cat passa il tempo a convincere il suo umano che è ora di mangiare, giorno e notte.
Altro splendido gatto senza nome è quello di Fat Freddy [6], un fricchettone figlio dei fiori disfatto da alcol e droga, e schiavizzato in maniera esilarante dal suo animale. Questo micione rosso gestisce in cucina la guerra contro un esercito di scarafaggi che viene mandato quotidianamente allo sbaraglio; i generali (o sono virologi?) portano lo stesso berretto dei tedeschi e organizzano battaglie in cui mandano a morte sicura migliaia di loro simili giustificando ogni carneficina con la frase: “no problem, ce n’è quanti se ne vuole da dove vengono”. Scarafaggi…
Gli manca solo la parola
Parafrasando Fantozzi, come ci sentiamo “umani” noi, quando descriviamo così un animale, intendendo che se potesse parlare sarebbe uguale a noi. Ma che ipocriti! Se non fosse che i NOI3 non hanno ancora imparato del tutto a parlare, non è detto che si salverebbero.
Nei fumetti gli animali parlanti fanno raramente bella figura; al contrario, gli animali che conservano la loro “animalità” mantengono anche le caratteristiche per cui li amiamo: la fedeltà, l’attaccamento, la disponibilità, il perdono.
Ci sono fumetti dove gli animali parlano la loro lingua ed esprimono la loro personalità, come, Woodstock, che cinguetta in tremuli trattini verticali: Snoopy interpreta, e traduce liberamente per noi. In altri fumetti gli animali ragionano, a volte più dei loro “padroni”, vedi il border collie Dog (anche lui senza nome) di Footrot Flats [7], fumetto neozelandese ambientato nella vita rurale delle fattorie degli antipodi. Fat Freddy’s cat, Dog, Speedy Gonzales risolvono problemi, dirimono liti, stabiliscono relazioni, insomma portano avanti le vite dei loro squinternati compagni di avventure: gli animali sono i nostri compagni di vita, sono loro che ammorbidiscono le nostre nevrosi.
Psicosi e self-control
Una cosa interessante negli animali dei fumetti è la trasposizione su di loro delle nostre fissazioni, sfortune, paure, insomma su ciò che ancora non abbiamo risolto. Hanna Barbera e i Looney Tunes hanno snocciolato un perdente dopo l’altro, eppure quei personaggi sono fra i più amati in tutto il mondo dai bambini di ogni età: Silvestro, Tom&Jerry, Willy Coyote, Daffy Duck, Bugs Bunny, Picchiarello…
Ma ecco che all’orizzonte appare il vincente per eccellenza, Snoopy [8], il cane di Charlie Brown, un bracchetto equilibrato nonostante voglia farci credere che nella sua cuccia possiede un Van Gogh e un tavolo da biliardo: vero osservatore e guru del quartiere, intimo amico di Woodstock e acerrimo nemico dei cacciatori nonostante la sua razza sia stata programmata per uccidere (altro abuso perpetrato dalla scienza). Dal 2015 Snoopy è ufficialmente una STAR, perché la sua zampa è stata impressa nella Hollywood Walk of Fame.
Nel mio mondo a nuvolette merita una menzione anche un altro animale: la tigre Hobbes [9], che deve il suo nome al filosofo del XVII secolo. Protagonista di scorribande con il suo amico di 6 anni Calvin, il peluche dispensa insegnamenti morali e di vita. Ma è sempre aperto all’ascolto, e l’allegria di questi due amici è travolgente: mi affido agli amati fumetti per continuare a credere che uno scambio alla pari con gli animali è possibile, anche se non vicino, e chiudo con un tipico dialogo fra il bambino e la sua tigre:
Calvin – Devo fare una relazione sui pipistrelli, aiutami, Hobbes!
Hobbes – OK. Cominciamo a fare un elenco di quel che sappiamo.
Calvin – Sì, è un buon inizio!
Hobbes – Primo: che cosa sono i pipistrelli?
Calvin – Sono insetti, scrivi!
Hobbes – Sei sicuro?
Calvin – Volano, no? Sono brutti e pelosi, no? Sbrigati!
Isabella Ciapetti
Progetto Vivere Vegan
[1] Sul sito https://www.ohanaanimalrescuefamily.it/ anche le coordinate per chi volesse dare un contributo.
[2] Idefix è il cane di Asterix e Obelix, Pluto di Topolino, Milou di Tin Tin e Krypto di Superman.
[3] WE3, ideato da Grant Morrison e disegnato da Frank Quitley, Ed. Vertigo, Burbank, 2004.
[4] Art Spiegelman, Maus, Pantheon Books, NY, pubblicato in volume nel 1991.
[5] Simon Tofield, Simon’s Cat, 107 episodi di 1-3 minuti apparsi su Youtube dal 2008 a oggi e pubblicati da Canongate, Edinburgo e in Italia da TEA.
[6] Gilbert Shelton, Fat Freddy’s Cat, nato nel 1969 come spin-off della serie Fabulous Furry Freak Brothers, Rip Off Press, Austin.
[7] Murray Ball, Footrot Flats, strisce pubblicate dal 1976 al 1994.
[8] Charles M. Schulz, Peanuts, strisce pubblicate dal 1950 al 2000.
[9] Bill Watterson, Calvin & Hobbes, strisce pubblicate dal 1985 al 1995.